In una situazione di classifica già gravemente compromessa, a tre gare del termine i lagunari tornano a vincere contro il Bologna in un rocambolesco 4-3 al Penzo, ma la retrocessione arriva matematicamente alla giornata successiva, complice vittoria della Salernitana. Ecco una condizione con la quale si divide perfettamente a metà un territorio, nel quale una parte in particolare, mi riferisco soprattutto in questo caso ai pescatori di Arbus, non può neanche andare a rifornire i mezzi; è una situazione rispetto alla quale mi pare davvero assurdo che nel 1999 nessuno pensò che forse era il caso di non creare questa discriminazione. Allora io penso questo: si dice la Sardegna ha già dato, perché in questi casi solitamente il ragionamento confliggente è fra quello dell’interesse delle comunità ad operare nella massima tranquillità, nella libertà, nell’autonomia, nell’autodeterminazione, all’interno delle regole stabilite dalla Repubblica e l’interesse nazionale che sarebbe quello della difesa a poter esercitare i propri contingenti, in questo caso in particolar modo l’Aeronautica, perché è quello un poligono di pertinenza della base di Decimomannu. Quindi io non ho paura qui a dire che chi sostiene, come me, come noi, da sempre, apertamente, la lotta, la rivendicazione dei lavoratori, così come sostiene da sempre convintamente la lotta per la liberazione dell’isola dalle servitù militari, si schiera dalla parte dei pescatori veri, di quelli che in questi giorni hanno avviato quella lotta e la stanno sostenendo da dieci giorni in maniera coraggiosa, importante, anche pagando di tasca il lucro cessante, l’attività cessante; Franco, Raffaele, Gabriele, che in questi giorni stanno organizzando una lotta che non è scontata nella sua esposizione civile e pacifica e non è scontata perché c’è un livello di esasperazione e di impoverimento dei lavoratori su quel territorio che potrebbe portare tranquillamente a reazioni meno composte e meno civili.
Dietro quelle persone ci sono 3 milioni di famiglie che rischiano di svegliarsi in un incubo, perché i familiari sono quasi sempre gli ultimi a rendersi conto del problema, e quando lo fanno lo fanno in maniera traumatica, lo fanno andando a sbattere contro un muro. Perché la composizione grafica della conversazione facilita la lettura: il lettore capisce subito quali sono le domande (in grassetto o corsivo) e quali le risposte. Capisco che ci sono problemi di compatibilità di bilancio, ma immagino anche che la quota di risarcimenti e indennizzi dovuti a seicento pescatori non sia questa grave incidenza sul bilancio dello Stato. Con la cessione di Munir El Haddadi, i blaugrana non hanno centravanti di riserva e il francese potrebbe essere una soluzione anche più semplice di Alvaro Morata, il quale sembra propenso a trasferirsi all’Atlético Madrid. Io mi sono sentito orgoglioso, all’atto del primo giorno di mobilitazione, di essere lì con loro, perché sono persone civili, sono lavoratori, sono persone determinate, hanno famiglia; ed è giusto che la Repubblica, dopo gli ultimi 60 anni e dopo gli ultimi 150 anni di storia – che non è tutta repubblicana, va da sé -, riconosca a quei pescatori, in nome di un intero popolo, ciò che gli è stato sottratto in questi 150 anni.
11mi auguro – quanto prima; anche per chiudere quella lotta, per consentire ai lavoratori di tornare alla loro attività normale, perché non credo si stiano divertendo a navigare per mare in questi giorni senza pescare per interrompere le esercitazioni. Mi chiedo il perché di questa lentezza, di questa farraginosità, spesso anche con rimpalli di responsabilità, quando si tratta di diritti dei lavoratori, quando si tratta delle condizioni materiali di persone che sono parzialmente impedite nell’esercizio della loro attività lavorativa e sono spessissimo famiglie monoreddito che non campano nell’oro, che non hanno grandi riserve, grandi capitali accantonati. Lì c’è una campana di sgombero, perché questo è il duplice, triplice paradosso. Ma lì vi è il duplice, triplice paradosso: abbiamo una campana di sgombero che fa 3 miglia. Se si va in verticale rispetto all’asse della penisola, chiamiamola così, della lingua di roccia e di terra che poi è Capo Frasca, 3 miglia significa che la maggior parte di quelle imbarcazioni, che sono imbarcazioni della cosiddetta piccola pesca, non possono passare da Arbus a Marceddì, banalmente per andare a rifornire il mezzo, non possono attraversare quella campana di sgombero. Va riconvertito l’uso di quella penisola, di quella lingua di terra e di basalto, va riconvertito l’uso delle strutture che lì ci sono, che potrebbero servire all’economia civile, persino a quella turistica; va lasciata libera la popolazione di autodeterminare il proprio sviluppo economico in una terra bellissima, ricca di storia, all’incrocio fra il passaggio dei Fenici, dei Romani e la grande epopea del Giudicato di Arborea.
Mi ha colpito vedere una persona di 60 anni, che ha lavorato tutta la vita, che è disposto a rendere conto delle piccole spese quotidiane per paura di ricadere nel tunnel dell’azzardo, per paura di ricadere in quella dipendenza. Molti altri invece questo coraggio non lo trovano: pensano che l’unica via d’uscita da questo tunnel sia farla finita, e si suicidano, e lasciano le famiglie sole e piene di debiti. Me ne ricordo uno in particolare che mi ha colpito: ero in Piemonte, se non sbaglio ero a Savigliano, ed era un imprenditore sui 60-65 anni, una persona distinta, che ha raccontato davanti alle 100-150 persone che erano presenti al convegno come lui abbia perso tutto al gioco, abbia perso la sua azienda, la sua piccola azienda al gioco, e di come sia uscito da quel tunnel grazie all’aiuto della famiglia. È di questo che parliamo quando parliamo d’azzardo: parliamo di drammi, parliamo di solitudine, parliamo di persone che perdono i risparmi, che perdono il lavoro, che perdono la famiglia e spesso perdono anche la vita. Qualcuno trova il coraggio di affrontarli, trova il coraggio di andare dalla famiglia e raccontarle quello che è successo, raccontarle che si è speso tutto al gioco; e molto spesso le famiglie si distruggono, perché i familiari non riescono a capire come una persona abbia buttato tutti i loro risparmi, abbia messo in forse, in pericolo l’equilibrio della famiglia giocando.